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sabato 29 dicembre 2012

Sci: Paris, prima vittoria in Coppa del Mondo a Bormio

Vittoria ex aequo con Reichelt

Reichelt, ReutersLa gioia della prima vittoria in Coppa del mondo, Dominik Paris è costretto a condividerla con Hannes Reichelt. Nella discesa libera di Bormio, sulla "Stelvio", l'azzurro ha sciato alla perfezione, soprattutto nella seconda parte di gara, e ha chiuso con il tempo di 1:58.62, lo stesso dell'austriaco, sceso sette numeri più tardi. Gara tiratissima con Svindal terzo a +0.01 e Kroell quarto a +0.02. Sesto Hell, decimo Innerhofer e undicesimo Fill.
Il sole a illuminare la Stelvio, una gara bellissima, tiratissima, e un italiano sul gradino più alto del podio. La discesa libera di Bormio non poteva avere un esito migliore. Esulta Dominik Paris, il futuro della velocità italiana. Il gigante azzurro classe 1989 è migliorato moltissimo, è diventato uno sciatore completo e la prima vittoria in carriera era matura. Puntuale è arrivata nel momento migliore, in casa (con materiali italiani) e su un pendio difficilissimo. Uscito dal cancelletto con il pettorale numero 10 è partito determinato e sin dai primi intermedi è stato veloce. Poi il capolavoro nella ultima parte dove ha fatto il vuoto. La stanchezza non si è fatta sentire e ha pennellato le curve finali. 
Prima vittoria in discesa anche per Reichelt, l'austriaco arrivato a pari merito. Gara diversa per Hannes e costruita nella parte alta. Terza posizione del podio per il norvegese Svindal che ha fatto sudare le sette camice al duo di testa. Il leader della classifica generale di Coppa del mondo, non al meglio, ha sorpreso un po' con una gran discesa chiusa a un non nulla dal primo posto. Kroell, favorito alla vigilia, è finito fuori dal podio per un solo centesimo. 
Bene anche gli altri azzurri. Hell è tornato ai suoi livelli con il sesto posto finale, Innerhofer, con il mal di schiena, è riuscito a entrare nei dieci e Fill è rinato, ha lottato per buona parte di gara con Paris, poi un errore lo ha relegato in undicesima piazza.

 Fonte: http://www.sportmediaset.mediaset.it/sci/sci/articoli/95655/sci-paris-gioia-a-meta-a-bormio.shtml

sabato 8 dicembre 2012

Europeo 2020: verso la estensione delle sedi ospitanti

Il torneo a 24 squadre si giocherà in 12 stati, con semifinali e finali in un altro Paese.

Ecco la novità targata monsieur Michel Platini. Infatti, il Presidente dell'esecutivo UEFA, intende rivoluzionare l'edizione 2020 del Campionato europeo di calcio. Forse, ma le probabilità aumentano sempre più, il torneo continentale, edizione 2020, non si disputerà in un unico Paese (o in due, vedi l'edizione 2000 in Belgio e Olanda, quella 2008 in Austria e Svizzera o quella 2012 in Polonia e Ucraina), ma in diverse città europee.
Un Europeo per l'Europa secondo l'idea lanciata da Platini. Già da marzo 2013 potranno essere presentate le candidature delle città e le decisioni della Uefa saranno annunciate nella primavera del 2014.
In tal modo, i tifosi di 10, 12, 15 paesi potrebbero veder giocare la loro nazionale in casa.
Non è invece ancora chiaro se il progetto seguirà anche nei dettagli l'idea originaria di Platini, secondo la quale le 24 squadre qualificate giocheranno in 12 Paesi scelti in base al ranking Uefa, con semifinali e finali ospitate da una tredicesima città, tanto che la Football Association aveva già avanzato la candidatura di Wembley per l'ultimo atto. Sfuma dunque l'ipotesi Turchia, che inizialmente pensava di candidarsi per organizzare il torneo. Cinquantadue dei 53 membri Uefa si sono detti favorevoli all'iniziativa.

venerdì 30 novembre 2012

Grande Italia nella discesa libera di Beaver Creek

Grande impresa dell'azzurro Christof Innerhofer, che ha vinto la prova di discesa libera di Coppa del mondo 2012-2013 disputata sulle nevi americane di Beaver Creek.
Innerhofer ha spezzato finalmente un digiuno di vittorie azzurre  nella specialità di quasi quattro anni. L'azzurro ha chiuso con il crono di 1'41"69, precedendo la coppia norvegese formata dal pluricampione olimpico Aksel Lund Svindal, grande favorito della vigilia (+0.23), e da Kjetil Jansrud (+0.50). 
Innerhofer, foto AnsaQuarto posto per l'altro azzurro Dominik Paris, apparso anche lui pronto per una prossima grande impresa (+0.85).
Peter Fill, il capitano della pattuglia azzurra, è ottavo a 0"93. L'Italia, prima di oggi, aveva ottenuto sulla pista 'Birds of Prey' di Beaver Creek una sola vittoria di specialità, risalente al lontano 1997-1998 con il grande azzurro Kristian Ghedina. Come anticipato in precedenza, erano quattro anni che un azzurro non vinceva in discesa, dalla prova di Bormio 2008: allora la gioia arrivò sempre da Innerhofer. 
Il primo acuto stagionale del forte altoatesino permette all'Italia di toccare quota 163 successi nella Coppa del mondo maschile. Innerhofer raggiunge quota quattro vittorie in carriera, arrivate in tre differenti discipline. Irraggiungibile in cima alla classifica delle vittorie complessive in Coppa del Mondo di sci rimane il super campione Alberto Tomba, arrivato a 50 successi totali (35 in slalom e 15 in gigante).

MotoGP, chiusi i test di Jerez

La pioggia ha rovinato l'ultimo giorno di test MotoGP e Superbike a Jerez de la Frontera
Tutti fermi tranne il pilota ufficiale Ducati Nicky Hayden, il più veloce giovedì, che ha percorso una ventina di giri effettuando una breve sessione comparativa tra gomme da pioggia morbide e dure, ed il collaudatore del team Michele Pirro. L'altro pilota ufficiale Ducati Andrea Dovizioso, sempre dolorante al collo, è rimasto ai box così come il pilota del team Ducati Pramac Andrea Iannone ed i due piloti del Team BQR Avintia Hiroshi Aoyama e Hector Barberà.
Nicky Hayden, LapresseIl Ducati Team tornerà in pista, dopo la sosta obbligatoria di due mesi, nella prima sessione di test ufficiali MotoGP a Sepang, in Malesia, da 5 al 7 febbraio 2013. "Le cose sono andate meno lisce di quanto avessimo sperato ma alla fine questi test sono comunque risultati utili - ha detto Hayden - Il primo giorno non abbiamo trovato subito un passo veloce ma ieri siamo andati più forte. Siamo stati in grado di valutare il nuovo telaio e il forcellone oltre a provare una serie di assetti diversi. 
Oggi il meteo non è stato clemente: ho completato tre uscite sul bagnato ma quando ha smesso di piovere la pista non è più stata in condizioni da poter montare le 'slick'. Ci sarebbe piaciuto poter confermare alcune cose e cercare di abbassare ancora i tempi ma, detto questo, del lavoro è stato fatto e un bel po' di informazioni sono state raccolte. 
Vorrei ringraziare tutti i ragazzi per il loro grande impegno durante tutto l'anno. Adesso ci prepareremo per i test di Sepang del prossimo febbraio".
Fonte: http://www.sportmediaset.mediaset.it/motogp/motogp/articoli/94021/hayden-i-test-sono-stati-utili.shtml

mercoledì 24 ottobre 2012

Le Ferrari nel GP India con il simbolo della Marina Militare

Ferrari - LaPresseLa Ferrari correrà il GP dell'India, in programma domenica prossima, con il simbolo della Marina Militare sulle monoposto. L'atto simbolico è stato deciso per testimoniare vicinanza ai due marò italiani prigionieri in India. "La Ferrari - spiega la casa di Maranello - vuole così rendere omaggio a una delle migliori eccellenze del nostro Paese auspicando anche che le autorità indiane e italiane trovino presto una soluzione per la vicenda".
Il riferimento è a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò fermati e poi arrestati in India il 15 febbraio scorso con l'accusa di aver causato la morte di due pescatori del Kerala durante un'azione antipirateria. 
Intanto il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, su Twitter fa i complimenti alla Scuderia di Maranello: "Congratulazioni alla Ferrari per l'esposizione del simbolo della Marina Militare nel GP d'India. 
Testimonia il sostegno di tutto il Paese ai nostri marò".

Fonte http://www.sportmediaset.mediaset.it/formula1/formula1/articoli/91741/f1-ferrari-solidarieta-ai-maro.shtml

giovedì 18 ottobre 2012

Il silenzio nel tempio del rumore

 Posata la targa "58" in memoria del Sic

Mai incontrato un silenzio così in un tempio del rumore, della velocità. E' solo un alito di vento ad accompagnare le mille e più persone del paddock della MotoGP alla curva 11 del circuito di Sepang. Una processione del ricordo che ha coinvolto, commosso. 

Il paddock ricorda il Sic foto motogp.comDa oggi la targa che riporta il 58 e il marchio di Marco, Sic, starà lì a guardare il passaggio di moto e auto, di ragazzi che fanno il mestiere pericoloso su 4 e su 2 ruote.
Compresi quelli che con l'angelo riccioluto hanno incrociato le traiettorie in pista e che per una volta hanno percorso a piedi questo asfalto bollente. Da domani sarà un'altra storia, ovviamente, con i mondiali da giocarsi alcuni, con qualche sogno di gloria per altri. 
E per altri ancora la voglia di battersi per andare avanti con questo lavoro, con questa passione.
 
Fonte "http://www.sportmediaset.mediaset.it/motogp/gp_malesia/articoli/91387/il-silenzio-nel-tempio-del-rumore.shtml"

martedì 25 settembre 2012

Zeman il moralizzatore

Sembra che un ciclone si sia abbattuto sul monotono campionato di calcio di serie A 2012-2012: Zdenek Zeman. Non tanto per i risultati sportivi conseguiti dal boemo alla guida della squadra di calcio della AS Roma, in quanto il suo è ancora un progetto di squadra allo stato embrionale, ma soprattutto per le continue esternazioni del mister che un po' alla volta hanno toccato nell'ordine: la Juventus, Conte, le squadre milanesi, il presidente Abete, il Cagliari ed il presidente Cellino. Oggi è toccato al redivivo ex giovatore juventino Ciro Ferrara, ora mister della neopromossa Sampdoria, farne le spese in un conflitto verbale che non può avere altro vincitore che l'ironia tutta boema del sessantenne Zeman.
Sembra che uno spirito di rivalsa si sia impadronito del buon Zdnek, dopo anni trascorsi a masticare amaro, tra esilio involontario e nuova gavetta sui campi di calcio della Lega Pro, vedi Foggia, e poi nella cavalcata trionfale dello scorso anno a Pescara. Ora, dopo anni di silenzio, di profilo basso, Zeman ha deciso di togliersi tutti i sassolini dalle scarpe, farà bene o farà male, solo il futuro lo potrà dire, ma certo sulla dignità dell'uomo nessuno potrà discutere.
Meditate gente, meditate....

giovedì 20 settembre 2012

Milanesi in confusione

Il campionato di calcio di serie A 2012-2013 rischia di passare alla storia come quello in cui le due squadre milanesi appaiono impegnate più alla ricerca di se stesse che del super favorito team juventino.
Sia il Milan che l'Inter, dopo aver ceduto parti importanti della propria storia sportiva recente, devono ora ricostruire un'idea di gioco, recuperare lo spirito vincente che ne ha fatto i team leaders dell'ultimo decennio, in concomitanza con lo scandalo di calciopoli e la decimazione della truppa juventina. Queste difficoltà sono risultate evidenti in campionato, specialmente per il gruppo di mister Allegri, ed anche nelle competizioni europee, dove sia Milan che Inter hanno siglato un pareggio all'esordio casalingo con molte ombre e poche luci. Ad essere più precisi, dobbiamo riconoscere che la situazione del Milan è ceto più seria di quella interista sia per la scarsità di risultati sia per il forte dissidio interno tra team tecnico e gruppo dirigente (vedi dissapori tra Allegri e Galliani).
Se il trend di risultati e di gioco evidenziato in questa fase iniziale dovesse continuare per tutto l'arco della stagione, di certo il compito della Juventus di bissare la vittoria dello scudetto sarà molto facile.


mercoledì 19 settembre 2012

Il miracolo dei bravi ragazzi di mister Torrente

C'era una volta una squadra di calcio di ragazzi strapagati. 
Certo, non a livelli delle grandi del calcio italiano ed europeo, ma strapagati quanto basta per credere che gli stessi giocatori avessero la voglia e l'orgoglio di versare sudore e lacrime per i propri colori sociali. C'era una città che osannava questi beniamini, tifosi che erano scesi in piazza in centomila per accoglierli al ritorno dalla trasferta decisiva e vittoriosa che siglava il ritorno della squadra della propria città nell'olimpo del calcio che conta. E poi? 
Poi c'era un'altra squadra che vinse, convinse, guadagnò la copertina di tanti giornali, con giocatori ancor più strapagati, con un altro allenatore, ma la città era stessa, i tifosi erano gli stessi, ma i giocatori no, non erano più gli stessi.. qualcosa di brutto era successo e la cosa diventò evidente l'anno successivo quando le lacune morali e caratteriali presero il sopravvento, quando il simbolo di quel marciume ebbe la faccia tosta di presentarsi più volte in tv, quando i rappresentanti del tifo organizzato ormai erano più organizzati nelle sale scommesse che in altro, ma la città era la stessa ed i veri tifosi erano gli stessi.
Ora, dopo un anno che definirei di purificazione, di giusto desiderio di lasciar scivolare lo schifo che qualcuno aveva osato insinuare nei colori sociali della propria squadra, bene, ora si intravede la luce della rinascita.
La banda dei bravi ragazzi del mister Torrente merita l'appoggio della città e dei veri tifosi che incitano la propria squadra al di là delle questioni societarie, politiche ed economiche.
Il miracolo è a portata di mano, non lasciatelo sfuggire.

lunedì 10 settembre 2012

Si suicida Vittorio Colò, decano dello sport italiano

Non sopportava più l'idea di non poter correre, di non poter praticare sport. 
A 101 anni, Vittorio Colò, si è tolto la vita lasciando un biglietto: "Voglio morire". Da sei anni aveva abbandonato l'atletica, dopo quasi 80 anni e dopo aver subito un'operazione alla gamba. Ma il decano degli atleti italiani non si era mai rassegnato ed era piombato, nell'ultimo periodo, in una profonda depressione. Lo sport però gli mancava e allora ha deciso di farla finita.
Dopo una carriera formidabile nell'atletica fatta di tanti titoli, tra cui i mondiali vinti a più di 90 anni nel 2004 in Germania (salto in lungo, in alto, triplo e 60 metri piani) e il titolo nel salto in lungo del 2005, è arrivata la malattia. Le gambe, troppo deboli, non gli consentivano più di fare atletica. Anche dopo l'intervento (per un'aneurisma all'arteria femorale) aveva sperato di poter tornare a correre, ma una volta capito che la sua carriera sportiva non poteva più riprendere, ha perso la voglia di vivere.

Nella giornata di domenica  Vittorio Colò, dopo aver assistito alla messa nella chiesa vicino a casa sua, si è puntato la pistola alla testa e ha sparato. A casa aveva lasciato un biglietto: "Voglio morire", accompagnato da un racconto in cui spiegava di non poter andare avanti così, senza sport, senza sentirsi veramente "vivo".
Fonte www.sportmediaset.mediaset.it

martedì 4 settembre 2012

Che bella sorpresa

Permettetemi una divagazione.
Una volta tanto voglio essere partigiano e pensare alle cose del mio orticello.
La squadra di calcio della mia città, la Bari, nonostante la penalizzazione dei 5 punti per le note vicende del calcioscommesse, ha mostrato sinora carattere, voglia di vincere ed entusiasmo. 
Che sia la volta buona per risvegliare entusisasmi assopiti, maltrattati e picchiati oltremodo dalle bieche vicende dei campionati scorsi in cui mercenari senza scrupuli hanno venduto il proprio onore per rimpinguare il proprio portafogli?
Il gruppo dei ragazzini terribili del mister Torrente, ripercorrendo e speriamo migliorando quanto di buono fatto nello scorso campionato di serie B, ha vinto due partite meritatamente, giocando e mostrando vitalità. L'arrivo di un giocatore di ottimo livello come il brindisino Antimo Iunco, in grado da fungere da leader del tridente d'attacco, ha portato forza e volontà ad un gruppo che ha ritrovato il portiere Lamanna, i difensori Ceppitelli, Dos Santos, Borghese, ed i giovani Bellomo, Romizie e Galano.
Ora serve continuare sulla strada intrapresa, il cammino è lungo, difficile, ma la ricompensa per i ragazzi del progetto Torrente sarebbe la eterna gratitudine del popolo barese, che richiede solo di tornare a sognare, di credere di nuovo nei valori dello sport e dimenticare i mercenari venduti.
La città sogna una bella sorpresa.


lunedì 3 settembre 2012

That melancholy

The game of football once you could only listen to the radio or see on the football field directly on the ground without the lawn, where the greatest players risked their legs for a little money.
The football many years ago it wasn't reported on television, there wasn't the smartphone, the iPhone, the tablet and the iPad, words such as email, flash, pdf and plug-in did not exist.
Now, you have a thousand chance to see and review a movie, just download the appropriate software, the update of the latest generation and voila everything you see.
On television, the flat screen Plasma, LCD or LED has now increased the already many extraordinary possibilities with 3D technology that Samsung TVs, Philips and LG the latest offer all this and more to allow the viewer to enjoy the sight of goals of their favorite.
Yes, this is true.
But the memory of the voices of many commentators of a time that gladdened our Sundays Italian or even the Saturday of the football leagues abroad, what's left? Perhaps only the many recordings of that time that was, when the boys, as we tell our grandparents enjoyed kicking a ball rag.
That melancholy ...

domenica 2 settembre 2012

Master and servant

Cari amici,
ci re-incontriamo dopo alcuni giorni di meritato riposo al mare per parlare dello strano caso del Dottor Galliani, amministratore delegato della società calcistica A.C. Milan e dell'allenatore Mr. Allegri.
Che i due non si amassero particolarmente è dimostrato dal fatto che nessun allenatore del Milan ha dovuto subire negli ultimi anni uno smantellamento della squadra come quello subìto in questa sessione di calciomercato da Allegri. 
Vedere partire gente del calibro di Seedorf, Nesta, Ibrahimovic, Thiago Silva, Inzaghi, Zambrotta, Gattuso e Cassano per citare i migliori e più famosi sarebbe stato un colpo mortale per chiunque, figuriamoci per il mister toscano che, finora, non ha brillato per scelte tecniche capaci di ribaltare una stagione. La stagione conclusasi lo scorso maggio è indicativa del livello malsano in cui lo spogliatoio milanista era ormai caduto, un ambiente sportivo in cui ognuno faceva quello che voleva e tale stato ha portato alla perdita di uno scudetto che poteva essere bissato, considerando che la Juventus non aveva top players e l'Inter era in fase di pre-rifondazione come dimostrato dalle scelte tecniche appena avvenute in Agosto.
Ma, ciò non è bastato al signor Galliani, ha voluto pubblicamente richiamare il mister Allegri all'ordine, criticandolo per non aver detto chiaramente che il Milan punta allo scudetto. 
Scusate, ma quale scudetto? Basta ripensare alla partita della 2° giornata di serie A, Bologna-Milan 1-3: ok, il Milan ha vinto, ma contro chi? Come ha vinto? Con un raddoppio di Pazzini su cui il portiere Agliardi, peraltro bravo in altre circostanze, ma non ieri sera, ha tutte le colpe del mondo, ed il terzo gol.. con un tacco sponda-deviazione di Pazzini che ha avuto molta fortuna. 
Dal punto di vista tecnico la difesa è paurosa, il solo Bonera, in passato semplice riserva, appare l'esperto del gruppo e gli infortuni, tanti, troppi, sono di nuovo all'ordine del giorno (Boateng e Montolivo ieri sera).
Mister Allegri avrebbe fatto miglior figura a salutare il gruppo e mostrare la sua dignità, perchè credo sarà dura, molto dura per lei quest'anno. 
Se al contrario saprà trarre dalla squadra risultati e punti che la eleveranno ai primi tre posti del campionato di serie A allora sarò il primo a farle i complimenti.



giovedì 23 agosto 2012

Ed ora?

Alla luce dei verdetti di 2° grado relativi al filone delle indagini sul calcioscommesse delle Procure di Cremona e Bari quali considerazioni possiamo ricavare?
Uomini di sport e di successo hanno avuto alterne fortune.
La confessione del cd. pentito Andrea Masiello, il cui nome i tifosi della squadra della città di Bari ricorderanno per sempre come il più grande traditore della loro storia sportiva, non è stata ritenuta valida per portare alla condanna dei nazionali Bonucci e Pepe e del veterano Di Vaio, mentre lo è stata per ritenere colpevole di omessa denuncia il "pesce piccolo" Portanova, calciatore del Bologna.
Carobbio, altro giocatore dal passato sportivo incostante che poi si era rilanciato con ottimi campionati in serie B, invece è stato ritenuto attendibile nelle accuse al mister juventino Antonio Conte. 
Perchè questo metro di giudizio diverso? Non entro nel merito delle decisioni e dei giudizi, perchè ritengo che le responsabilità ci siano e siano di tutta questa marmaglia coinvolta in una vicenda squallida e che certamente è ancora più grande di quanto appaia finora, ma al fine di dare certezza nel giudizio e pari opportunità di difesa anche in ambito sportivo sarebbe opportuno mettere dei paletti.
Uno di questi dovrebbe essere quello di eliminare la responsabilità oggettiva delle socità calcistiche. 
Che senso ha?
La società non può svolgere insieme il ruolo di controllore dei calciatore e controllata dagli organi federali, perchè in era mass-mediologica, con internet diffuso tra pc, smartphone, tablet, ecc.. come può il presidente "tal dei tali" verificare che Pinco non incontri Palla e non venda la partita a Tizio, magari con un sms inviato da un cell. con sim internazionale di un terzo soggetto.
In realtà, il parametro della responsabilità oggettiva serve solo a giustificare la incapacità degli inquirenti sportivi federali a scoprire i calciatori che violano le regole della lealtà e correttezza: si colpiscono le società calcistiche non potendo punire gli organi federali.

mercoledì 15 agosto 2012

Il sogno è finito

E' finito il sogno di Fabrice Muamba: deve dire basta. 
Infatti, sfumano le ultime possibilità del 24enne ex centrocampista del Bolton di tornare a calcare i campi di gioco dopo il terribile collasso che lo aveva colpito nel marzo scorso durante un match di FA Cup contro il Tottenham.
Quel giorno il cuore gli si fermò. Ora dopo aver sperato per alcuni mesi di ottenere la idonità al calcio giocato a livello professionistico il diktat negativo è arrivato dai medici. "La notizia è devastante - ha ammesso Muamba in una nota - ma devo ringraziare Dio di essere vivo e ancora una volta rendo omaggio allo staff medico che non si è mai arreso".
La notizia ci riempie di tristezza, non è la prima volta che accade, basti pensare a quanto accadde al nostro forte nuotatore Domenico Fioravanti fresco vincitore di medaglie d'oro alle Olimpiadi di Sidney 2000 e costretto a dare forfait chiudendo l'attività agonistica nel 2004 a soli 27 anni per una malfunzione cardiaca. Cosa pensare? Essere dispiaciuti per la fine della carriera agonistica di un buon calciatore, di un ragazzo che voleva e credeva di diventare un campione o pensare che in fondo l'amico Muamba è un ragazzo fortunato? Dio gli ha donato una seconda possibilità, la chance di rifarsi una vita con la sua famiglia ed i suoi cari, di modificare il destino avverso. 
Lui dovrà farne buon uso, il mondo è pieno di opportunità per ragazzi in gamba e Muamba è sicuramente in gamba dopo essersi ripreso in maniera indenne da una prova così dura.

In bocca al lupo Muamba.

domenica 12 agosto 2012

Una storia di ingiustizia

Siamo abituati ad assistere ad ingiustizie nella vita di tutti i giorni, ma nessuno penserebbe di dover assistere a casi di ingiustizia anche durante le Olimpiadi, spettacolo dello sport mondiale dove solo i più forti ed i più bravi dovrebbero vincere e meritare di mettere al collo la medaglia d 'oro.
Già durante le due settimane di gare abbiamo assistito a medaglie scippate all'ultimo tuffo in acqua (vedi la brava Tania Cagnotto), ma proprio durante l'ultima giornata di gare, durante la finale di pugilato della categoria supermassimi, si è toccato il fondo. 
Il nostro pugile Roberto Cammarelle, già campione mondiale 2007 e 2009 e campione olimpico uscente a Pechino 2008, dopo aver raggiunto meritatamente la finale della sua categoria ha dovuto affrontare l'inglese Joshua, l'avversario più temibile che potesse capitargli, non per valore o successi, perché a quello avrebbe potuto porre rimedio, ma temibile in quanto pugile inglese quindi protetto dalle sempre discutibili giurie del torneo di pugilato olimpico. 
Come si sospettava, Cammarelle dopo aver condotto un ottimo match sui 3 rounds, sempre in vantaggio sull'avversario, ha resistito correttamente alla veemenza nel round finale del più giovane rivale inglese. 
Ma ciò non è bastato. 
I giudici si son inventati punti per l'inglese portando i due pugili al pareggio. 
Ma ciò non è bastato.
Senza giustificazione hanno dato preferenza al'inglese non considerando che invece è stato l'italiano sempre il più attivo, così decretando la vittoria di Joshua.
Scandalo, polemiche, proteste, ma il risultato non è cambiato.
Cammerelle è il vincitore morale, ma ingiustizia è fatta.



Ragione e sentimento

Tra le molte vicende estive relative al calcio nostrano, in questa stagione calda che ci ha visto spettatori delle splendide Olimpiadi di Londra 2012, ce n'è una che mi sembra doverosa di considerazione: quella del portierone o ex-portierone dell'Inter plurivincitrice di Mancini e Mourinho. Julio Cesar che è successo?
Molti, tifosi interisti in primis, non hanno capito e mai lo potranno fare il perchè dell'addio alla saracinesca di tante stagioni neroazzurre, il portiere che negli anni dei primi scudetti targati Mancio e poi dello splendido biennio targato Mou, fino alle due ultime stagioni con il valzer dei tanti allenatori, è sempre (quasi sempre visto l'ultimo anno) stato l'ultimo invincibile baluardo della difesa interista. Un ragazzo serio, posato e poco appariscente, professionale e simpatico al tempo stesso che, facendo leva sulla potenza e reattività del gesto atletico oltre che su riflessi felini aveva garantito tanti punti al complesso morattiano ed era stato considerato per anni tra i migliori portieri del mondo, essendo titolare inamovibile della Selecao brasiliana.
Perchè ora è in procinto di essere ceduto in Inghilterra, forse al Tottenham, a soli 32 anni, lasciando il calcio italiano (forse meglio per lui) e tanto affetto ricambiato da parte dei tifosi interisti?
Purtroppo, la risposta è nei fatti, non ci sono misteri o inganni: nelle ultime due stagioni Julio ha giocato meno, troppi infortuni muscolari ne hanno minato il rendimento sin dall'era Benitez, prima della finale della Coppa Intercontinentale 2010, poi durante il periodo di Leonardo ed ancora dopo con Gasperini e Ranieri. Rendimento basso, qualche errore, ingaggio elevato, direi ricco e la scelta del Presidente di aderire al tanto agognato Fair Play finanziario di Monsieur Platini hanno portato ad una scelta che dolorosa è per tutti gli amanti dell'Inter ed anche per il sig. Moratti, ma tra ragione e sentimento ha prevalso stavolta la ragione.

martedì 7 agosto 2012

Chi l'avrebbe detto?

Nessuno l'avrebbe immaginato.
In un'estate italiana in cui, tra il pericolo dello spread crescente e del processo sportivo per lo scandalo del calcioscommesse, avevamo come unica certezza il desiderio di divertirci assaporando le gesta dei nostri atleti di punta in quel di Londra per le Olimpiadi di Londra 2012 ecco che arriva inaspettata la solita mazzata.
Alex Schwazer, ragazzo prodigio della marcia italiana, già medaglia d'oro alle Olimpiadi di Pechino 2008, volto noto della pubblicità televisiva (avete presente le barrette di cioccolato di una nota marca piemontese?) e del gossip (è fidanzato con la campionessa di pattinaggio Carolina Kostner), è risultato positivo ai test antidoping effettuati dalla WADA circa 10 giorni fa nel suo ritiro di Oberstdorf: Alex ha assunto l'EPO, sostanza proibita perchè altera in modo significativo le prestazioni atletiche.
Ma perchè un campione come Alex è caduto anche lui nella trappola del facile successo, della facile vittoria (sarà poi vero che tali sostanze aiutano a vincere così facilmente?)
Si dice che da un biennio non fosse più riuscito ad ottenere risultati e così lo stress accumulato e la tensione per il desiderio di mantenere i forti contratti pubblicitari e di garantirsi un futuro agiato grazie alle sue prestazioni sportive lo abbiano mal consigliato e spinto ad assumere l'EPO e fare la più grossa sciocchezza della sua giovane vita. 
Ma ha fatto tutto da solo? Escluso che l'allenatore, il mitico Michele Didoni, abbia potuto mal consigliarlo chi lo ha aiutato a comprare l'EPO, chi glielo ha soministrato?
Alex Schwazer il futuro era solo tuo, ora il presente l'hai affidato agli altri che decideranno del tuo destino: di certo, la tua carriera è compromessa e la tua vita extra sportiva? Anche.

domenica 5 agosto 2012

Che vergogna!

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare a quale punto di vergogna si fosse arrivati.
Nessuno sportivo amante del calcio avrebbe mai potuto immaginare quale schifo!! si fosse raggiunto nei campionati di calcio di serie A e B.
Giocatori di squadre di buon livello, la maggior parte delle cd. provinciali, si adoperavano per falsare i risultati delle partite, di quelle partite a cui noi tutti tenevamo nei giorni di gara, dimenticando le nostre faccende quotidiane e sognando per un paio d'ore di esaltarci con i nostri beniamini.
Cosa si celava dietro quella parvenza di lealtà, di agonismo, di sforzo fisico e atletico?
Ricordo, ricordo bene le facce e le interviste di quei giocatori, di quei ragazzi che per noi erano come amici, come fratelli. Certo, rappresentavano le nostre squadre, le nostre città, i NOSTRI COLORI!!!!!!!!!!!
Parlo per me, per la mia città, per i tifosi onesti come me:  cosa ne avete fatto della BARI?

Vergogna A. MASIELLO, PARISI, ROSSI, S. MASIELLO, BELMONTE, BONUCCI, RANOCCHIA, e tutti quelli che sapevano e non hanno parlato, e tutti quelli che vedevano e non hanno denunciato, e tutti quelli che scommettevano sapendo e ridendo di noi che spendevamo soldi per andare allo stadio, per giocare i pronostici, per scommettere su risultati per noi probabili ma che mai potevano avverarsi.... perchè tutto era truccato dall'inizio.
E che dire di mister Conte? La scuola Juventus....già!
Basterà la giustizia sportiva a riportare tutto alla normalità?
Impossibile, ormai il giocattolo è rotto. A noi cosa rimarrà? Solo la sensazione amara di essere stati tanto vicini a vivere un sogno e di essere STATI TRUFFATI dai nostri eroi... piccoli eroi... no, non erano eroi.


Grazie ancora ragazze

Aspettavamo tutti con ansia la gara a squadre del fioretto femminile alla Olimpiadi Londra 2012 per riassaporare il gusto della vittoria.
Le ragazze italiane scatenate come un furioso uragano contro la squadra femminile russa di fioretto hanno dato spettacolo e prova di forza, annientando, peggio, sottomettendo un rivale storico e comunque agguerrito.
Poco o nulla potevano sperare le ragazze russe contro l'esperienza della Vezzali, la forza e carica agonistica della Di Francisca, l' eleganza e la tecnica della Errigo.
A questi fattori si è aggiunta anche la verve dela riserva della squadra, la Salvatori, che ha beneficiato della lealtà e amicizia delle sue compagne ottenendo il regalo di gareggiare anche lei e partecipare attivamente alla festa dello sport italiano.
Almeno per un giorno, cercando di dimenticare quanto avviene a Roma nelle aule di giustizia sportiva per il processo allo scandalo del calcioscommesse.

lunedì 30 luglio 2012

Grazie ragazze

Ogni tanto è bello parlare di altri sport, diversi e meno osannati del solito nostro calcio.
In questi giorni e per tutto il mese di Agosto 2012 possiamo assistere alla rassegna olimpica con le gare che, stavolta, dopo l'epica edizione di Pechino 2008 si svolgono in quel di Londra.
Per fortuna le gare sono tutte facilmente seguibili in tv o su pc grazie all'ubicazione europea che ci favorisce senza costringerci a stare svegli di notte per poter vedere le gare dei nostri beniamini nazionali.
Pochi giorni fa, mentre tuttora vi sono importanti atleti ed atlete che esprimono il massimo impegno per raggiungere l'obiettivo di una medaglia per l'Italia, abbiamo potuto asstere ad una starordinaria prova delle ragazze del fioretto, diciplina schermistica che ci ha sempre regalato enormi successi e soddisfazioni. Accanto alla prova ancora una volta magistrale della mitica Vezzali, supercampionessa pluripremiata a livello mondiale e olimpico, stavolta medaglia di bronzo nella prova individuale, abbiamo potuto ammirare la prova delle altre due ragazze: la Di Francisca, che ha vinto la medaglia d'oro, e della Errigo che ha vinto la medaglia d'argento.
In un tourbillon di emozioni altalenanti le ragazze hanno offerto delle sfide eccezionali regalandoci un podio tutto azzurro e l'orgoglio di appartenere alla nostra nazione. 

Grazie ragazze.

domenica 22 luglio 2012

Che fine ha fatto Del Piero?

Solo due mesi fa alla chiusura del campionato di calcio di serie A 2011-12 si sprecavano i titoli sui giornali per esaltare la splendida e fortunata carriera agonistica del capitano juventino Alessandro Del Piero.
Record su record si ricordavano e venivano scanditi sulle colonne dei maggiori quotidiani sportivi e non, tutti domandandosi come mai il presidente  Andrea Agnelli avesse deciso con lasso di tempo sospetto e troppo anticipato rispetto alla conclusione naturale del campionato di dare il benservito alla gloria torinese.
Perchè non condermare Del Piero? Tale domanda era stata ripetutamente rivolta alla dirigenza juventina con esortazioni da parte dei tifosi della "vecchia signora" speranzosi di un cambio di rotta del presidente e di una proposta di rinnovo contrattuale che, poi, invece,  non è amai arrivata.
Ma, la domanda da porre ora ed allora è ed era una sola: può e poteva Del Piero essere ancora decisivo per le sorti della squadra in cui aveva militato, vezzeggiato, coccolato, difeso, amato da tutti i suoi compagni? Perchè lo stesso allenatore scudettato Antonio Conte non ha mai apertamente chiesto la conferma di Alex e non ha mai apertamente criticato la scelta della dirigenza della sua squadra?
Solo per un malcelato senso di appartenenza e del dovere, di rispetto delle decisioni gerarchiche a lui superiori? O forse, e questa è la risposta più vicina alla relatà, lo stesso mister tricolore aveva compreso che la parabola da protagonista del Pinturicchio (come da definizione dell'avvocato Gianni Agnelli) era ormai giunta al capolinea?
La risposta senza vanità di essere certa sta probabilmente nel fatto evidente che, ad oggi, nessuno si è apertamente mostrato interessato a proporre un contratto all'ex capitano juventino, nessuna squadra di fascia medio-alta dei campionati di maggior livello.
Forse, ciò che noi amanti della parabola sportiva positiva di Del Piero non riusciamo a vedere appare in realtà limpido ed evidente per gli addetti ai lavori: Alex deve chiudere con il calcio giocato ad alto livello.

Auguri signor Del Piero, da ora inizia per lei un'altra vita.

giovedì 19 luglio 2012

Il calciomercato del calcio malato

Ecco, siamo nel pieno delle fasi convulse del calciomercato. Come sempre, con atto ripetitivo e metodico, le squadre di calcio di serie A e B si ritrovano in un noto albergo milanese per discutere e intrecciare le trattative per il passaggio di calciatori, dai campioni strapagati ai semplici interpreti e attori di modesto rilievo del bel fenomeno del calcio giocato.
Diciamo la verità, di convulso c'è davvero poco, se non le facce dei giornalisti delle televisioni nazionali o locali, moltiplicatesi con l'avvento dei canali del digitale terrestre e della piattaforma satellitare, che sempre in cerca di scoop o notizie, in realtà, raccontano le stesse storie. In una fase così complicata della vita politica ed economica del nostro Pease e di tutto il gruppo dei Paesi della UE nessuno potrebbe, ad oggi, assumersi la responsabilità di spendere cifre pari a milioni di euro per gli acquisti di cartelllini di atleti che hanno dalla loro solo la fortuna di essere nati con un talento inestimabile. Pensateci bene.
In tutta Europa chi si permette di spendere investendo fior di soldini sulle gambe dei giovanotti viziati che abbiamo, ahinoi.. colpa nostra, eletto a beniamini delle nostre domeniche pomeriggio?
Beh, non certo gli imprenditori europei, cioè quei presidenti che fino ad un paio di anni orsono facevano a gara per sfidarsi sull'ingaggio del nome del calciatore più in voga del momento.
Moratti dell'Inter, Berlusconi del Milan, lo sceicco Mansur del Manchester City, Malcom Glazer del Manchester United, Ramon Calderon del Real Madrid, Jaon Laporta del Barcellona ed in ultimo, Nasser Al Khelaifi del Paris Saint Germain, quanto hanno investito negli ultimi 5 anni? Ripeto parlo solo degli ultimi 5 anni. Ma ora tutto è cambiato.
L'Inter già dallo scorso campionato di calcio ha iniziato una politica di austerity, cedendo i pezzi grossi a cifre elevate, liberandosi di ingaggi esorbitanti, dando chance a calciatori più giovani. Ed i risultati?
Bah, glissiamo la domanda.
Stessa cosa sta facendo ora il Milan che prima si è liberato dei vari "vecchi" Inzaghi, Seedorf, Nesta, Gattuso, poi ha ceduto Ibracadabra ed il forte difensore brasiliano T. Silva alla rivale PSG.
Ma anche Real e Barcellona sono ferme, stanno a guardare. E come biasimarle dopo che il governo spagnolo proprio in giornata ha fatto sapere che la Spagna è sull'orlo del fallimento?
Ecco, allora, chi spende? Facile, gli arabi.
Il mondo è cambiato anche nel calcio.
In Russia i magnati si contendono fior di campioni ed alenatori di grande grido, Hiddink all'Anzhi, Spalletti allo Zenit, Fabio Capello ct della panchina russa.
Nei Paesi arabi, gente come Luca Toni è andata a giocare gli ultimi sprazzi di una carriera notevole, Zenga allena, Maradona allena. E che importano i risultati? Tanto si guadagna tanto, ma tanto, ma tanto....
Ahh, come sono lontani quei tempi in cui Sandro Mazzola e Gianni Rivera giurarono fedeltà alle squadre in cui erano cresciuti e dove erano diventati uomini prima che grandi campioni.

sabato 7 luglio 2012

L’Africa nel pallone

Il calcio in Africa non è solo sport e divertimento. È anche, e soprattutto, una prospettiva diversa da cui vedere, o immaginare, il proprio futuro. È seguendo questo miraggio che milioni di giovani africani si danno appuntamento ogni giorno in campi polverosi e pieni di buche. Indossano scarpini sfondati e magliette sdrucite.

Rincorrono palloni malconci e inseguono sogni di gloria. I riflettori dei media sono tutti puntati sulle stelle del calcio, dal camerunense Samuel Eto’o all’ivoriano Didier Drogba. La popolarità dei grandi campioni è tale da oscurare quella dei leader politici, ben oltre la conclusione delle carriere sportive. In Camerun negli uffici governativi, sopra i ritratti ufficiali del presidente, campeggiano ancora le foto di Thomas N’Kono (indimenticato portiere degli anni Settanta e Ottanta) e Roger Milla (il cannoniere più longevo della Coppa del Mondo). In ogni abitazione della Liberia spicca un poster di George Weah, primo pallone d’oro africano, emblema vivente di uno sport che sa ancora infiammare l’orgoglio nazionale.  Dal Cairo a Città del Capo, le partite che contano finiscono per paralizzare interi Paesi. Gli stadi e le tv sono presi d’assalto dai tifosi. E i radiocronisti, con le loro voci gracchianti e ispirate, raccontano imprese eroiche e disfatte colossali, regalando brividi ed emozioni anche nei villaggi più sperduti.

Una passione, quella degli africani per il calcio, inversamente proporzionale ai soldi che ci possono investire. Basti pensare che una sola partita di Champions del Barcellona vale, in termini economici, più di tutte le competizioni ufficiali organizzate in un anno nel continente.

Una situazione che spinge i cacciatori di teste dei ricchi club europei ad andare in Africa a fare acquisti. Uno shopping che ormai si è trasformato in saccheggio di giovani talenti. E così anche il football è colpito da quella sorta di maledizione plurisecolare che si è abbattuta sul continente africano, condannandolo alla vendita all’estero delle proprie materie prime, senza poterle ‘sfruttare’ in loco. Minerali, legname pregiato, diamanti, petrolio… e ora anche calciatori.

Le famiglie pagano pseudo procuratori per esportare i loro figli in Europa, senza sapere che molti di loro poi si ritroveranno soli e senza ingaggio in una periferia del Nord del mondo.

Oggi il calcio africano è una miniera d’oro che sforna campioni e favole sportive. Ma anche delusioni e spietati fallimenti.

mercoledì 4 luglio 2012

Pallone criminale

Un’inchiesta giornalistica sul calcio con la forza narrativa di un romanzo noir alla Giancarlo De Cataldo. «Pallone criminale» (pp. 350, euro 14, Ponte alle grazie) di Simone Di Meo e Gianluca Ferraris è una folgorante fotografia della degenerazione che sta vivendo il mondo della pelota, grazie ad alcuni fenomeni che hanno avuto l’epicentro proprio in Puglia.
Oltre alla Procura di Cremona, anche quelle di Bari e Lecce sono protagoniste di indagini sullo sport più amato dagli italiani: la prima per svelare gli artifici con cui la «banda Masiello» truccava le gare di serie A (compreso il derby Bari-Lecce) e i meccanismi di riciclaggio del denaro sporco, la seconda nel monitorare la penetrazione dei capitali mafiosi nelle società dilettantistiche.

Gli autori, per spiegare l’andazzo ricorrente soprattutto nelle serie minori, riportano le parole di Raffaele Cantone, ex sostituto procuratore della Dda di Napoli: «La criminalità organizzata sa che non c’è strumento migliore del calcio per costruirsi un legame duraturo con la popolazione e l’ambiente. Se il grande imprenditore alla Berlusconi, alla Cragnotti, alla Tanzi, decide di investire nella proprietà di una squadra di football (...) è perché si aspetta ritorni di altro tipo: pubblicità, opportunità di mercato, nuovi rapporti. Il fine che muove le mafie è esattamente lo stesso». Il ritratto dei due giornalisti a tinte forti ruota intorno a «un filo rosso, lungo e contorto, che unisce la criminalità organizzata italiana e quella straniera. Gli incontri delle più importanti manifestazioni calcistiche del pianeta, Mondiali compresi, e i campi polverosi dei gironi meridionali di terza serie. Gli ex campioni bolliti e le giovani promesse. I faccendieri alla Totò e i criminali alla Scarface. Il pallone che ci fa innamorare e il pallone criminale. Un filo rosso lungo e contorto che parte dalla sala vip di un esclusivo betting club di Singapore, per attraversare i Quartieri Spagnoli di Napoli, i vicoli di Bari vecchia, gli stadi di tutta Italia, e atterrare, un’uggiosa domenica pomeriggio di fine autunno, in una piccola procura immersa nella provincia padana. Ed è da qui che dobbiamo iniziare anche noi, se vogliamo capirci qualcosa».

Per il procuratore della Dda di Lecce «ci sono almeno sette squadre che militano nei campionati di Eccellenza salentini sotto il controllo della Scu. (... ) I «sacristi» agiscono attraverso presidenti, amministratori, soci o addirittura direttori sportivi legati ai clan, con un doppio obiettivo: riciclare il denaro sporco e irrobustire, attraverso il calcio, il consenso di cui godono». Motta indica anche una soluzione alla Figc: l’adozione di un protocollo con l’obbligo di certificazione antimafia per chi lavora nei club calcistici. Inquietante, infine, il ritratto delle frequentazioni di alcuni giocatori del Bari guidato prima da Ventura e poi da Mutti. «Nessuno - scrivono Di Meo e Ferraris - sa dove gli intermediari scommettano, ma di certo tutti sanno dove trovarli: che si tratti degli "zingari", del factotum Iacovelli o degli emissari del clan Parisi, la loro osmosi con i calciatori del Bari nel corso della stagione 2010-2011 è totale: frequentano gli stessi alberghi, gli stessi ristoranti, gli stessi locali, addirittura in un caso (la vicenda finirà opportunamente coperta da un omissis) anche le stesse escort. Già nell’estate del 2009, per la verità, uno dei sodali di Masiello arrestati, Fabio Giacobbe, volò negli Emirati in gita premio con la squadra biancorossa, per festeggiare la promozione dei pugliesi in serie A». L’intento di questo libro? Far ritornare il pallone, una volta bonificato da queste metastasi, a «rotolare in modo decoroso», restituendo il giusto fascino allo sport che Pier Paolo Pasolini definiva «l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo».

Fonte:  "Corriere del mezzogiorno"

martedì 3 luglio 2012

"Baggio era magico"


Calcio, passeggiate e ramino. Carlo Mazzone si gode la pensione ad Ascoli Piceno, la sua seconda città, rispettando un rituale quotidiano: giornali e televisione per seguire il calcio, un’ora di passeggiata per la salute, ramino o scala quaranta nel circolo cittadino per rilassarsi. In questi giorni in cui si è tornato a parlare di Roberto Baggio, Mazzone ha seguito con attenzione le celebrazioni del suo giocatore più amato. Il rapporto tra l’anziano maestro che all’età di 63 anni, nel 2000, si ritrovò ad allenare uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi è una bella storia di calcio e di vita. "Sono contento che si sia tornato a parlare di lui. È giusto riflettere sulla sua storia perché può servire da lezione per non ripetere errori clamorosi. Ahò, ma vi siete dimenticati che Roberto Baggio era stato emarginato dal calcio italiano? Ora si sono fatte vive persone che all’epoca non lo trattarono bene. Mah, lasciamo stare, non voglio fare polemiche. Parliamo di Roberto".

Partiamo dall’emarginazione.

"Un giorno dell’estate 2000 apro il giornale e leggo che la Reggina sta trattando Baggio. Telefono a Cesare Metori, un amico di Roberto, una cara persona che non c’è più e gli chiedo: "È vero che Baggio può andare a Reggio Calabria? Ti chiedo un piacere, chiamalo e fammi parlare con lui". Baggio mi disse che era tutto vero. Mi confidò che non era convinto perché non voleva allontanarsi dalla famiglia. Io colsi al volo l’opportunità e gli chiesi 'Ti piacerebbe giocare a Brescia?'. Roberto mi rispose 'Magari'. Saltai in macchina, andai nell’ufficio del presidente Corioni e gli proposi 'Perché non portiamo Baggio a Brescia?'. Corioni ci pensò un attimo e rispose 'Baggio è come il cacio sugli spaghetti. Il nostro sponsor ha bisogno di un testimonial importante'. Roberto stava allenandosi a Caldogno, con il suo preparatore personale. Faceva l’uno contro uno a centrocampo e vinceva sempre Roberto, naturalmente. Mi raccontò 'Dribblo il mio preparatore e davanti ho il deserto'. Questa è la storia dell’emarginazione di Roberto Baggio".

Perché fu emarginato?
"Dicevano che era rotto. Da anni Roberto aveva un ginocchio che lo faceva tribolare, ma si curava. Si presentava agli allenamenti un’ora prima per fare fisioterapia e potenziamento ed era l’ultimo ad abbandonare il campo. Un paio di allenatori importanti gli avevano fatto terra bruciata. Cattiverie".

Che cosa ha rappresentato Baggio nella carriera di Mazzone?
"Mi ha reso bello il finale. Sono stato un allenatore fortunato: vivere il tramonto della mia professione con lui è stata una grande esperienza".

È stato difficile gestirlo?
"Gestire Roberto Baggio è stato una passeggiata. Era un amico che mi faceva vincere la domenica".

Come si comportava negli allenamenti?
"Faceva un lavoro mirato dal punto di vista fisico, poi si univa al gruppo e le partitelle diventavano poesia. Si metteva al servizio della squadra, ma con un tocco illuminava la scena".

Il Baggio dietro le quinte?
"Silenzioso, educato, rispettoso. Non ha mai fatto pesare la sua grandezza".

I ricordi più belli?
"Se parliamo di gol, quello alla Juventus, a Torino. Controllò un lancio lungo, dribblò Van der Sar e infilò il pallone in porta".

Mai litigato o discusso con Baggio?
"Mai. Era puntuale, serio e la domenica mi faceva vincere. C’era un patto con lui. Non mi piaceva che quando si andava in trasferta i tifosi invadevano l’albergo e lui non aveva un attimo di respiro. Un giorno gli dissi 'Quando sei stanco di firmare autografi, ti tocchi la testa e io intervengo'. Ma lui non si toccava mai la testa e allora sbottai 'Aho, ma non ce l’hai una testa?'. Lui mi rispose 'Mister, come posso deludere gente che ha fatto centinaia di chilometri per incontrarmi?'".

Mai parlato della fede buddista di Baggio?
"Mai. Ho sempre rispettato le scelte private dei giocatori".

Baggio è stato il miglior calciatore italiano di tutti i tempi?
"È stato uno dei più grandi. Ma è stato più grande come uomo. L’uomo supera il giocatore".

Stefano Boldrini© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Sognando Eto'o»

La storia di Abdoul


TRENTO - Sognando Eto'o. No, non si tratta del remake in chiave nerazzurra del popolare film «Sognando Beckham». Si tratta, molto più semplicemente, della storia di Abdoul, quattordicenne del Burkina Faso, giunto nel 2009 in Italia, a Gardolo. Dall'Africa all'Europa, con un idolo, Samuel Eto'o e una passione, il calcio. «Quando ero nel Burkina Faso, a Béguédo, la mia città, giocavo sempre a pallone. Non in una squadra e in un campo vero, ma per strada, con i miei amici. Poi sono arrivato qui a Trento, a Gardolo, e mi sono subito iscritto alla squadra di calcio». Un amore per il pallone che non conosce orari e limiti.

«Con la squadra, i Giovanissimi, facciamo due allenamenti e la partita, ma io in realtà vengo al campetto a giocare tutti i giorni: finisco i compiti, prendo bici e pallone, indosso la mia maglietta di Eto'o e vado. Se sono da solo faccio tiri e palleggi, ma spesso ci sono altri compagni e allora facciamo delle partitelle». Il papà e lo zio di Abdoul sono arrivati in Italia, prima a Vicenza, poi a Brescia e infine a Trento, nel 2002. Sette anni dopo ha lasciato l'Africa anche il piccolo Abdoul. Il sorriso del giovane campioncino si illumina quando gli si parla dell'attaccante nerazzurro. «In Africa guardavo sempre le partite in tv del campionato italiano e spagnolo. Eto'o è un mito e un simbolo per tutti gli africani. D'altra parte è fortissimo: fa un sacco di gol, ma poi sorride sempre, aiuta i compagni, non si arrabbia mai, corre velocissimo e si comporta bene».

Guardiamo Abdoul e poi il suo allenatore e chiediamo: ma tu sei bravo come lui? Abdoul sorride timido, mentre il suo mister, Alex Pinamonti, ci fa capire con un cenno che il ragazzo ha talento. E Abdoul si scioglie. «Beh, sono un attaccante anche io, ho fatto 16 gol quest'anno. Mi piace correre e tirare in porta, sono abbastanza bravo. I miei vengono spesso a vedere la partite e fanno il tifo per me e per la squadra». Indaghiamo un po' e, fermo restando che si parla di un ragazzino di quattordici anni, capiamo che il ragazzo ci sa fare. Stesse caratteristiche dell'idolo interista: grande fiuto del gol, generosità, tecnica ottima e tiro preciso. Abdoul, però, è tatticamente un po' indisciplinato: segue l'istinto e di schemi non vuol sentirne parlare. Ecco una differenza con il campione che, in particolare nell'era Mourinho, ha dimostrato un grande spirito di adattamento, giocando anche alcune partite da terzino. «Anche io ho fatto il terzino una volta, perché un mio compagno si era infortunato».

Poi il «segreto»: in ogni partita Abdoul indossa, sotto la maglia ufficiale, la camiseta numero 9 di Eto'o. Ma ne ha anche un'altra: è di Wesley Sneijder, un regalo dei compagni di squadra, che hanno fatto colletta e regalato la maglietta all'amico, per il compleanno.

E se te lo trovassi di fronte, cosa gli diresti? «Ciao». E poi sorride, con un sorriso che dice esattamente tutto quello che direbbe al suo idolo. Chissà che «sognando Eto'o», come nel film, non possa diventare realtà.

Articolo tratto dal quotidiano "l'Adige.it" - Luglio 2011

Benvenuti nel mio blog "Ilcalciodiunavolta".


Grazie di essere quì con me a condividere un po' del vostro prezioso tempo.
Questo è il mio primo post ed intende spiegare il motivo per cui ho scelto di dedicare un po' del mio tempo a raccontare agli amici che avranno la gentilezza di leggerlo di come lo sport più bello del mondo, il calcio, sia cambiato negli ultimi anni.
Il calcio di una volta, e non mi riferisco a quello eroico dei primi decenni del XX secolo, ma a quello più vicino a noi degli anni '70,'80,'90 era un'altra cosa.
Meno personaggi da copertina, meno comportamenti esuberanti, partite giocate con classe ed eleganza da campioni che non venivano esaltati per avere siglato una rete a "pinco" o l'altra a "pallino".
Calcioscommesse?  Partite truccate? Forse qualche pareggio per non farsi male, ma nient'altro.
Siamo circondati da personaggi di scarsa cultura e dubbie doti tecniche, ma una certa stampa prezzolata fa presto a porre sul piedistallo il carneade di turno.

Eppure c'è ancora tanto entusiasmo, c'è ancora tanta passione in tutti noi ed in molti ragazzi che seguono le loro squadre del cuore e giocano con voglia in migliaia di campi di calcio sparsi un po' dovunque.

Vedremo insieme quali esempi da coltivare ci sono ancora intorno a noi, quali personaggi sono stati e tuttora lo sarebbero esempi da seguire per tutti i giovani.
Vedremo anche le brutture del nostro amato sport e le vicende di cronaca che sempre più lo circondano in modo negativo.
Daremo uno sguardo, senza pretesa di completezza, alle vicende extra-calcistiche, laddove gli episodi di cronaca sportiva saranno significativi e attinenti ai temi inerenti il nostro blog.