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mercoledì 9 dicembre 2015

Le buone pratiche per l’indicizzazione dei contenuti sul web nel 2015

Le buone pratiche per rendere i contenuti web indicizzati nei motori di ricerca nel 2015 sono da tempo state inserite nella guida di Google per agevolare la ricerca dei siti web in base a determinate keyword o argomenti da parte degli utenti. Si tratta di regole sempre valide se si ha l’obiettivo di scrivere contenuti per il web convincenti e orientati alla SEO. Abbiamo affrontato spesso l’argomento relativo ai contenuti ottimizzati per la seo in questo Blog e in questo articolo intendiamo, ancora una volta, ribadire alcuni concetti di base che possano essere d’aiuto sia a chi decide di mettere online la sua attività per la prima volta sia a chi desidera fare un bel “restauro” del suo sito web. Per contenuti web si intende non solo testi, ma anche schede tecniche, informazioni, infografiche, video ed immagini. Contenuti e grafica web devono andare “a braccetto”. Gli uni devono essere funzionali all’altra e viceversa. Il funzionamento e l’efficacia di un sito web dipendono oltre che dall’integrazione di questi due fattori anche dall’organizzazione e dalla qualità dei contenuti. Ecco, dunque, una sintesi delle buone pratiche presente nella guida di Google dedicata a questo argomento, consultabile da tutti in ogni momento: Crea testi facili. Per facili non si intende banali, attenzione, ma semplici da leggere, immediati, poiché sul web i testi devono rispettare le regole della sintext. Ed essere scritti per gli utenti e non per i motori di ricerca, quindi per persone vive e vegete e non certo per dei Robot. Un buon testo per il web deve essere chiaro, articolato e descrittivo, possibilmente conciso ed esaustivo. La presenza di link interni ed esterni può essere di una certa utilità per l’approfondimento degli argomenti, nonché di immagini ben collegate all’argomento. Le regole di Google per l’indicizzazione dei siti web sono in continua evoluzione, ma senza dubbio la direzione intrapresa da tempo resta quella della qualità e del rispetto per lo strumento utilizzato. In ogni caso, per essere sicuri di scrivere in maniera appropriata per il web, basta essere informati sia attraverso i canali ufficiali, rappresentati da Google stesso con i tool messi a disposizione, che quelli giornalistici relativi alle riviste specializzate e di settore che spesso fanno circolare articoli molto interessanti sull’argomento. Insomma, in parole povere, ciò che conta è da un lato restare aggiornati, dall’altro non tradire mai ciò che veramente è importante per chi legge: originalità, qualità, contenuti interessanti, che devono fare la differenza nel mare magnum del web per influire in maniera incisiva sulle scelte di navigazione.

lunedì 7 dicembre 2015

Tutto Inter live - In settimana vertice di mercato: Rabiot nel mirino Ausilio segue il centrocampista francese.

Come riporta Tuttosport, è previsto in settimana un vertice di mercato. Il direttore sportivo nerazzurro, Ausilio, sta pensando a Rabiot. Il giocatore trova poco spazio al Psg e vorrebbe provare un'esperienza all'estero. I rapporti tra Erick Thohir e Nasser Al-Khelaïfi, presidente del club parigino, sono ottimi e il 30 dicembre a Doha è in programma l'amichevole tra Inter e Psg. Non è escluso che in questo vertice di mercato tutto a tinte nerazzurro non si possa parlare di Pirlo e Ben Arfa. KONDOGBIA PUNTA L'UDINESE L'obiettivo di Kondogbia è quello di rientrare per la gara di sabato sera in casa dell'Udinese. Il centrocampista francese continua ad allenarsi per recuperare dal fastidio muscolare. Un po' più complicata la situazione di Santon, che sta tentando il recupero da due settimane per un risentimento alla giunzione mio-tendinea dell’achilleo destro. REAL MADRID SU MURILLO Il Real Madrid piomba su Jeison Murillo. Secondo Don Balón, Florentino Perez vuole il difensore colombiano dell'Inter. Pronti 35 milioni di euro per convincere Erick Thohir a cederlo.

FREDDO E GELO: IN MOTO C’E’ CHI LI SFIDA

di Max Temporali 7 dicembre 2015 Nel mese di dicembre i piloti vanno in letargo. Il freddo arrivato in questi giorni fa passare la voglia di guidare. Ma se ci penso, sono proprio queste le condizioni che, se affrontate, valorizzano la prestazione di ogni motociclista “coraggioso”. Penso ad esempio al record che fece John Kocinski nell’inverno tra il ’95 e il ‘96, provando a Misano la sua Ducati 916: c’erano appena un paio di gradi nell’aria, tanto da rendere l’impresa sensazionale. Una volta, quando non c’era il limite dei giorni di test, erano tante le squadre che lavoravano nei mesi più freddi sulle piste italiane, senza andare in Spagna. I mesi invernali sono anche il nostro avversario, guidando per strada ogni giorno: c’è chi ferma l’assicurazione, lasciando la moto in garage fino alla primavera successiva, ma anche chi, vivendo accanto alle grandi città, continua a muoversi su due ruote, anche con le strade gelate, sporche, il freddo che punge e la nebbia che impregna di umidità la giacca, oltre ad appannare la visiera del casco. Ogni motociclista avrà vissuto, almeno una volta in carriera, il suo momento d’orgoglio combattendo il gelo, vestendo i panni di quel Kocinski in grado di andare oltre i propri limiti, stupendo forse prima sé stesso degli altri. Sacrificio e fatica che si combattono solo pensando al piacere del dopo. Il massimo riconoscimento va agli eroi dell’Elefantentreffen: li guardo con ammirazione e un briciolo di invidia per non averci provato negli anni di maggiore determinazione. A me, a 14 anni, bastava uscire col motorino quando nevicava per sentirmi inarrestabile. Col Piaggio Sì di mia sorella andavo nei parcheggi per farlo derapare, per provare la sensazione della grande potenza che faceva slittare la ruota. Ma quello era solo un gioco. Del mio vero esordio in moto sulla neve ho un ricordo sfumato che risale al Natale del ’93. Ero “sfidanzato”, avevo solo moto e amici. Uno in particolare era scarburato come il sottoscritto, Andrea detto “Sbrigons”. Il 26 dicembre mi chiamò all’ora di pranzo: “Facciamo un giro in moto ?” Partimmo alle due del pomeriggio per un centinaio di chilometri, direzione Muro di Sormano, a circa mille metri d’altitudine, fra Como e il Ghisallo, dove una volta passava il Giro di Lombardia. Avevamo entrambi una Honda CBR 600. Ricordo solo un particolare di quella gita: la neve incontrata sulla strada in discesa e una frenata dolce, delicata, con il solo posteriore per evitare di perdere il davanti. Me lo ricordo perché improvvisamente la moto si mise di traverso, un traverso continuo e graduale che non si fermava nemmeno rilasciando il freno. Ci ritrovammo quasi perpendicolari al senso di marcia, a velocità praticamente azzerata, con la ruota posteriore che si “sbloccava” incontrando un provvidenziale fazzoletto di asfalto pulito. Lì capimmo che i freni e la neve sono in disaccordo nella natura delle parti. Un’altra volta tornavamo invece dal Mugello, sempre noi due. Io in sella a una Yamaha R1, lui a una Kawa Ninja. Dagli Appennini fino a Milano trovammo neve. 300 km, e soltanto neve. L’abbigliamento fradicio e ghiacciato, e la visiera del casco tenuta sollevata per tutto il tempo. Rassegnati e stanchi. La mia forza era sapere di non essere solo. Occhi rossi, volto anestetizzato e muco prodotto in quantità industriale. Ogni tanto infilavamo le mani dentro alla carenatura per scaldarle un po’. Andrea, da quel giorno, conobbe il significato di sinusite. Più di tutte credo però di aver subìto un’altra nevicata, mi pare del 2004. Ero andato a Milano col bel tempo, con una Suzuki GSX-R 1000, ma, uscendo dallo studio televisivo alle 23, trovai le strade completamente bianche, innevate. Traffico inesistente, c’ero solo io. Avevo 24 km da percorrere per raggiungere casa. Arrivai che erano quasi le 3 di notte, dopo aver incrociato la Polizia Stradale che mi esortava ad abbandonare la moto lì, in qualche angolo della buia periferia milanese. Serviva concentrazione ed equilibrio anche a 15 all’ora. Caddi un paio di volte, forse tre, rompendo il carter motore, ma arrivai a casa. Stanco, bagnato di sudore e coi muscoli stremati, dolorante in ogni parte del corpo. Per tutto ciò, mai una medaglia o un elogio, al pari di quel Kocinski con quel record frantumato sulla gelida Misano che oggi quasi nessuno ricorda. Il gusto di certe imprese è soltanto viverle per poterle raccontare quando sai di non poterle (e volerle) più ripetere. Fonte: http://piegaespiega.sportmediaset.it/2015/12/07/freddo-e-gelo-in-moto-ce-chi-li-sfida/#more-272

venerdì 6 novembre 2015

Che cos’è la pubblicità e come funziona

L’arte di convincere i consumatori La disciplina del marketing – in cui l’arte prevale sulla scienza Non so se ogni pubblicitario debba avere una sua definizione della pubblicità. Il fatto è che fui obbligato a improvvisare la mia in diretta, durante un’intervista in televisione. I miei neuroni lavorarono a gran velocità e dissi subito: «La pubblicità è... l’arte di convincere i consumatori». Come avrete indovinato, da quel giorno cominciai a usare questa frase e, con gli anni, l’ho sedimentata fino al punto di farne definitivamente “la mia definizione”. Ho una particolare ostinazione sulla parola arte, perché in tutte le discipline di marketing c’è una formula magica basata su una certa proporzione fra scienza e arte. Può darsi che fra tutte la pubblicità sia quella in cui la bilancia pende di più dalla parte dell’arte. Ma la scienza è lì e fa da contrappeso, come un alter ego indispensabile, per impedire che le fantasie artistiche portino il pubblicitario fra le nuvole e lo allontanino dalla realtà del mercato. Permettetemi di fare una confessione. Non sono geniale, e direi che ho la fortuna di non esserlo, perché quella che è stata, è e sarà la mia grande passione e professione, la pubblicità, non ha bisogno di geni. Invece premia il professionista con sensibilità e buon senso. Chi sa tenere i piedi per terra e riservare un grammo di follia creativa solo per quando è necessario. Chi ottiene risultati, chi sa far suonare il registratore di cassa dei sui clienti. Come si comporta il consumatore La pubblicità è un ponte fra il prodotto, o il servizio, e il consumatore. Ce ne sono infinite versioni. Può essere un ponte di pietra o di ferro, romantico o di disegno ultramoderno, sicuro o rischioso, largo o stretto, e così via. La pubblicità non è una strada da percorrere, ma da tracciare. Non siamo viaggiatori o alpinisti, ma ingegneri di ponti e strade. Dice Antonio Machado:«no hay caminos si no que el camino se hace al andar» – non ci sono strade se la strada non si fa camminando. Con il permesso del poeta, possiamo dire che in pubblicità forse si intuiscono strade, ma la strada vera si scopre percorrendola. Analizziamo, dunque, come funziona la pubblicità partendo dalle esperienze di chi la usa, cioè i consumatori. Come si comporta il consumatore? Ecco alcune osservazioni sugli atteggiamenti rispetto alla pubblicità che ci saranno di grande utilità. Permettono di evitare errori da principiante e risparmiarsi molti dispiaceri. Il consumatore sceglie la pubblicità Negli Stati Uniti si stima che la media delle proposte pubblicitarie che un consumatore incontra possa arrivare a 2000 al giorno. Nel nostro paese non ci sono studi così precisi, ma si pensa che siano più di mille. Il problema dell’affollamento pubblicitario non è così nuovo come molti pensano. Nel 1759 Samuel Johnson scriveva su The Idler: «Gli annunci pubblicitari sono oggi così numerosi, che sono letti con negligenza, ed è perciò divenuto necessario conquistare l’attenzione con magnificenza di promesse, e con eloquenza talvolta sublime e talvolta patetica». Non è sorprendente, perciò, che il consumatore cerchi il modo di evitarla. Ciò che oggi facciamo con il telecomando esisteva molto prima che i mezzi elettronici lo rendessero più facile. L’occhio umano è capace di saltare quasi istintivamente gli annunci in un giornale o in una rivista . Più ampiamente, il sistema percettivo ci permette di eliminare e “non vedere” o “non sentire” ciò che non ci interessa. Anche indipendentemente dalla pubblicità, la quantità di stimoli quotidiani è infinitamente superiore alla nostra capacità di percepirli. Prove sperimentali hanno dimostrato come le persone sappiano “non vedere” (o rimuovere) qualcosa se per loro non è interessante, anche se l’hanno davanti agli occhi. Questo è uno dei motivi per cui è molto difficile far “cambiare idea” a una persona. Il consumatore oggi è un esperto nell’uso delle tecniche di selezione per filtrare i messaggi che riceve. Un esame superficiale dei messaggi gli basta per decidere quali ascolterà ed elaborerà e quali ignorerà spietatamente. Ci sono solo due grandi fattori in gioco in questa selezione: le sue esigenze, i suoi gusti e umori del momento; e la nostra capacità creativa per essere rilevanti e richiamare la sua attenzione. Dei mille messaggi quotidiani, un consumatore normale arriverà a ricordarne con precisione tre. I restanti 997 possono rimanere sterili, perciò nella lotta per superare questa soglia non dobbiamo lesinare sforzi creativi. L’informazione può essere di molti tipi. Può essere l’essenziale, cioè far conoscere le caratteristiche del prodotto. O andare oltre, per dimostrare come funziona, che cosa farà in favore del consumatore o in che cosa è diverso da altri prodotti simili. Si considera utile anche un’informazione meno diretta, ma che può essere ugualmente decisiva, come il riferimento al tipo di persone che usano questa marca, o all’impresa che la produce, o a quegli altri valori che da una ricerca risultino i più importanti per il consumatore in quel prodotto. Più si conosce il consumatore e si capiscono le sue esigenze, più vicina a lui sarà l’informazione. La qualità del messaggio - che sia divertente, stimolante, interessante – è un altro fattore. Può attirare il pubblico e far sì che gradisca il messaggio, cosa del tutto desiderabile. La ricerca dimostra che se un annuncio è gradito vende di più. Tuttavia, molti annunci non fanno altro che intrattenere. Alcuni arrivano all’estremo di preoccuparsi così tanto di essere attraenti da dimenticare di spiegare a spettatori o lettori a che cosa serve il prodotto. Questa caduta in picchiata nel mondo dello spettacolo può essere mortale se non ci si protegge con le reti di sicurezza dell’informazione e della fiducia. Nella vita è straordinario avere veri amici, amici di cui ci si può fidare ciecamente. La fiducia non è qualcosa che si improvvisa. È difficile e lenta da conseguire, facile da perdere. Richiede serietà, perseveranza... e anni. In pubblicità, la fiducia non si conquista con l’impatto, ma con un processo graduale. La fiducia totale arriva solo come risultato di tante piccole fiducie parziali che si concedono ai prodotti. Se qualcuno crede nel nostro prodotto e lo compra una volta vuol dire che comincia a darci fiducia, ma questo ci obbliga a non deluderlo. Si è dimostrato precisamente, in base a ricerche, che quando qualcuno ha comprato un prodotto una volta è più disposto a prestare attenzione alla pubblicità di quel prodotto, perché sente la necessità di dimostrare a se stesso che la sua scelta è stata giusta e il prodotto merita di essere usato. A questo punto il processo di costruzione della fiducia è appena all’inizio. Il consumatore non è fedele a una sola marca: sceglie entro una gamma Forse la nostra sarà una storia d’amore, ma non durerà tutta la vita. Il supermercato non è un tempio in cui i matrimoni si consacrano per l’eternità. La fedeltà è un’utopia in un mercato dove il verbo comprare si coniuga facilmente. Andrew Ehrenberg della London Business School dimostrò, al di là di ogni dubbio, non solo che i consumatori di una marca ne comprano anche altre nella stessa categoria, ma anche che nella maggior parte del settore alimentare solo dieci consumatori su cento comprano esclusivamente la stessa marca per tutto un anno. Le sue ricerche dimostrarono che ogni consumatore ha un repertorio di marche. Ognuna di esse è intercambiabile con le altre, perché probabilmente ognuna di esse è acquistata abitualmente da quel consumatore. Quelle che non fanno parte del suo repertorio sono percepite come non accettabili. Perciò, il primo obiettivo della pubblicità è far sì che la nostra marca appaia in questa short list, in questa ristretta lista privata di marche pre-scelte. Ogni altra cosa è una predica nel deserto. È un ammonimento molto importante per le nuove marche che hanno la pretesa di introdursi nel mercato. L’immodestia fa sì che qualche volta questi “forestieri” o nuovi arrivati dimentichino la loro condizione e pretendano di sedurre fin dalla loro prima apparizione in pubblico. Il miglior consiglio è salire passo per passo. Che si fidino della nostra marca sarà il primo risultato. Una volta salita sulla scena, dovrà abituarsi a condividere gli applausi con altre stelle, cercando di avere più ammiratori delle sue rivali. Solo così potrà arrivare ad essere la “prima donna”. "Questo testo è tratto dal capitolo 1 del Nuovo libro della pubblicità. (Il testo è di Luis Bassat; le parti in corsivo sono aggiunte e commenti di Giancarlo Livraghi)

martedì 27 gennaio 2015

I trnder fanno conoscere i tè Lipton

Benvenuti in questo nuovo progetto trnd dedicato a tutti gli amanti del tè che sono curiosi di scoprire miscele e aromi sempre diversi. Vogliamo infatti scoprire la gamma di tè Lipton, che illumina le nostre giornate offrendo il giusto tè per ogni momento. Per i momenti in cui vogliamo rigenerarci e coccolarci, per le chiacchiere con gli amici o per darci la carica? Sono tante le occasioni in cui apprezziamo la compagnia di una tazza di buon tè. Con la sua vasta e variegata gamma di tè, Lipton ci permette di scegliere il tè giusto per rendere speciale ogni momento. Nella frenesia della vita quotidiana, spesso ci dimentichiamo di noi stessi, negandoci quei piccoli momenti di piacere di cui corpo e mente hanno tanto bisogno, come la colazione, la pausa pomeridiana o quando vogliamo rigenerarci. Con la sua vasta gamma di tè selezionati, Lipton ci permette di ritagliarci un momento da dedicare a noi stessi e ai nostri affetti.