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domenica 12 agosto 2012

Una storia di ingiustizia

Siamo abituati ad assistere ad ingiustizie nella vita di tutti i giorni, ma nessuno penserebbe di dover assistere a casi di ingiustizia anche durante le Olimpiadi, spettacolo dello sport mondiale dove solo i più forti ed i più bravi dovrebbero vincere e meritare di mettere al collo la medaglia d 'oro.
Già durante le due settimane di gare abbiamo assistito a medaglie scippate all'ultimo tuffo in acqua (vedi la brava Tania Cagnotto), ma proprio durante l'ultima giornata di gare, durante la finale di pugilato della categoria supermassimi, si è toccato il fondo. 
Il nostro pugile Roberto Cammarelle, già campione mondiale 2007 e 2009 e campione olimpico uscente a Pechino 2008, dopo aver raggiunto meritatamente la finale della sua categoria ha dovuto affrontare l'inglese Joshua, l'avversario più temibile che potesse capitargli, non per valore o successi, perché a quello avrebbe potuto porre rimedio, ma temibile in quanto pugile inglese quindi protetto dalle sempre discutibili giurie del torneo di pugilato olimpico. 
Come si sospettava, Cammarelle dopo aver condotto un ottimo match sui 3 rounds, sempre in vantaggio sull'avversario, ha resistito correttamente alla veemenza nel round finale del più giovane rivale inglese. 
Ma ciò non è bastato. 
I giudici si son inventati punti per l'inglese portando i due pugili al pareggio. 
Ma ciò non è bastato.
Senza giustificazione hanno dato preferenza al'inglese non considerando che invece è stato l'italiano sempre il più attivo, così decretando la vittoria di Joshua.
Scandalo, polemiche, proteste, ma il risultato non è cambiato.
Cammerelle è il vincitore morale, ma ingiustizia è fatta.



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