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giovedì 19 luglio 2012

Il calciomercato del calcio malato

Ecco, siamo nel pieno delle fasi convulse del calciomercato. Come sempre, con atto ripetitivo e metodico, le squadre di calcio di serie A e B si ritrovano in un noto albergo milanese per discutere e intrecciare le trattative per il passaggio di calciatori, dai campioni strapagati ai semplici interpreti e attori di modesto rilievo del bel fenomeno del calcio giocato.
Diciamo la verità, di convulso c'è davvero poco, se non le facce dei giornalisti delle televisioni nazionali o locali, moltiplicatesi con l'avvento dei canali del digitale terrestre e della piattaforma satellitare, che sempre in cerca di scoop o notizie, in realtà, raccontano le stesse storie. In una fase così complicata della vita politica ed economica del nostro Pease e di tutto il gruppo dei Paesi della UE nessuno potrebbe, ad oggi, assumersi la responsabilità di spendere cifre pari a milioni di euro per gli acquisti di cartelllini di atleti che hanno dalla loro solo la fortuna di essere nati con un talento inestimabile. Pensateci bene.
In tutta Europa chi si permette di spendere investendo fior di soldini sulle gambe dei giovanotti viziati che abbiamo, ahinoi.. colpa nostra, eletto a beniamini delle nostre domeniche pomeriggio?
Beh, non certo gli imprenditori europei, cioè quei presidenti che fino ad un paio di anni orsono facevano a gara per sfidarsi sull'ingaggio del nome del calciatore più in voga del momento.
Moratti dell'Inter, Berlusconi del Milan, lo sceicco Mansur del Manchester City, Malcom Glazer del Manchester United, Ramon Calderon del Real Madrid, Jaon Laporta del Barcellona ed in ultimo, Nasser Al Khelaifi del Paris Saint Germain, quanto hanno investito negli ultimi 5 anni? Ripeto parlo solo degli ultimi 5 anni. Ma ora tutto è cambiato.
L'Inter già dallo scorso campionato di calcio ha iniziato una politica di austerity, cedendo i pezzi grossi a cifre elevate, liberandosi di ingaggi esorbitanti, dando chance a calciatori più giovani. Ed i risultati?
Bah, glissiamo la domanda.
Stessa cosa sta facendo ora il Milan che prima si è liberato dei vari "vecchi" Inzaghi, Seedorf, Nesta, Gattuso, poi ha ceduto Ibracadabra ed il forte difensore brasiliano T. Silva alla rivale PSG.
Ma anche Real e Barcellona sono ferme, stanno a guardare. E come biasimarle dopo che il governo spagnolo proprio in giornata ha fatto sapere che la Spagna è sull'orlo del fallimento?
Ecco, allora, chi spende? Facile, gli arabi.
Il mondo è cambiato anche nel calcio.
In Russia i magnati si contendono fior di campioni ed alenatori di grande grido, Hiddink all'Anzhi, Spalletti allo Zenit, Fabio Capello ct della panchina russa.
Nei Paesi arabi, gente come Luca Toni è andata a giocare gli ultimi sprazzi di una carriera notevole, Zenga allena, Maradona allena. E che importano i risultati? Tanto si guadagna tanto, ma tanto, ma tanto....
Ahh, come sono lontani quei tempi in cui Sandro Mazzola e Gianni Rivera giurarono fedeltà alle squadre in cui erano cresciuti e dove erano diventati uomini prima che grandi campioni.

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