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martedì 3 luglio 2012

«Sognando Eto'o»

La storia di Abdoul


TRENTO - Sognando Eto'o. No, non si tratta del remake in chiave nerazzurra del popolare film «Sognando Beckham». Si tratta, molto più semplicemente, della storia di Abdoul, quattordicenne del Burkina Faso, giunto nel 2009 in Italia, a Gardolo. Dall'Africa all'Europa, con un idolo, Samuel Eto'o e una passione, il calcio. «Quando ero nel Burkina Faso, a Béguédo, la mia città, giocavo sempre a pallone. Non in una squadra e in un campo vero, ma per strada, con i miei amici. Poi sono arrivato qui a Trento, a Gardolo, e mi sono subito iscritto alla squadra di calcio». Un amore per il pallone che non conosce orari e limiti.

«Con la squadra, i Giovanissimi, facciamo due allenamenti e la partita, ma io in realtà vengo al campetto a giocare tutti i giorni: finisco i compiti, prendo bici e pallone, indosso la mia maglietta di Eto'o e vado. Se sono da solo faccio tiri e palleggi, ma spesso ci sono altri compagni e allora facciamo delle partitelle». Il papà e lo zio di Abdoul sono arrivati in Italia, prima a Vicenza, poi a Brescia e infine a Trento, nel 2002. Sette anni dopo ha lasciato l'Africa anche il piccolo Abdoul. Il sorriso del giovane campioncino si illumina quando gli si parla dell'attaccante nerazzurro. «In Africa guardavo sempre le partite in tv del campionato italiano e spagnolo. Eto'o è un mito e un simbolo per tutti gli africani. D'altra parte è fortissimo: fa un sacco di gol, ma poi sorride sempre, aiuta i compagni, non si arrabbia mai, corre velocissimo e si comporta bene».

Guardiamo Abdoul e poi il suo allenatore e chiediamo: ma tu sei bravo come lui? Abdoul sorride timido, mentre il suo mister, Alex Pinamonti, ci fa capire con un cenno che il ragazzo ha talento. E Abdoul si scioglie. «Beh, sono un attaccante anche io, ho fatto 16 gol quest'anno. Mi piace correre e tirare in porta, sono abbastanza bravo. I miei vengono spesso a vedere la partite e fanno il tifo per me e per la squadra». Indaghiamo un po' e, fermo restando che si parla di un ragazzino di quattordici anni, capiamo che il ragazzo ci sa fare. Stesse caratteristiche dell'idolo interista: grande fiuto del gol, generosità, tecnica ottima e tiro preciso. Abdoul, però, è tatticamente un po' indisciplinato: segue l'istinto e di schemi non vuol sentirne parlare. Ecco una differenza con il campione che, in particolare nell'era Mourinho, ha dimostrato un grande spirito di adattamento, giocando anche alcune partite da terzino. «Anche io ho fatto il terzino una volta, perché un mio compagno si era infortunato».

Poi il «segreto»: in ogni partita Abdoul indossa, sotto la maglia ufficiale, la camiseta numero 9 di Eto'o. Ma ne ha anche un'altra: è di Wesley Sneijder, un regalo dei compagni di squadra, che hanno fatto colletta e regalato la maglietta all'amico, per il compleanno.

E se te lo trovassi di fronte, cosa gli diresti? «Ciao». E poi sorride, con un sorriso che dice esattamente tutto quello che direbbe al suo idolo. Chissà che «sognando Eto'o», come nel film, non possa diventare realtà.

Articolo tratto dal quotidiano "l'Adige.it" - Luglio 2011

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